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I Bagli di Marsala

L'etimologia della parola baglio appare incerta, tuttavia è possibile considerare le ipotesi:

derivazione dal tardo latino ballium (cortile circondato da alti edifici o muri);
derivazione da balarm (casa fortezza), ad indicare quei casali costruiti a difesa da attacchi corsari.
Luogo in cui esercitava il suo ufficio il Baiulo.
derivazione dall'arabo bahah (cortile);

Il ricercatore e storico Gianni Morando ha dedicato uno studio approfondito alla parola baglio la cui etimologia risalirebbe all'antica Grecia con il termine ballo nel significato di "lanciare pietre e giavellotti", "gettare giù da una rupe", "colpire con frecce". Il termine ballo diffusosi nella Magna Grecia si sarebbe trasformato in ballista nel mondo latino con il significato di balestra.

Nel periodo romano, il termine divenne baille in Francia, con il significato di "luogo chiuso ma scoperto con peculiarità difensive", mentre in Inghilterra si trasformò in bailey con il significato di "mura esterne di un castello", "corte delimitata da mura". Il professore Ferdinando Maugeri ha trovato il termine ballium nel castello di Vicari (Sicilia) in manoscritti risalenti al 1194.

Sempre secondo il Morando, il conte normanno Manfredi Chiaramonte chiamò la fortificazione, che si estendeva attorno al castello di Chiaramonte (paese da lui fondato in provincia di Ragusa) nel suo francese con il termine baille, intorno all'anno 1302, trasformatosi poi nel siciliano bagghiu italianizzato in baglio. Questo è attestato sia in documenti di Chiaramonte del 1593, attraverso l'antico quartiere chiaramontano "Baglio" sorto proprio intorno al 1300, sia in un documento di Chiaramonte del 1607 nella dizione Baglio di lo castello.

In tempi più recenti in Sicilia, con baglio s'indica il cortile interno delle masserie (fattorie) mentre nella provincia di Trapani ha assunto il significato di "fortino" senza mai assumere le connotazioni di un castello.

Nel territorio siciliano, il baglio (bagghiu, in lingua siciliana) è una fattoria fortificata con ampio cortile.

La nascita del baglio coincide con il fenomeno "colonizzatore" di vaste aree interne, abbandonate ed incolte, della Sicilia, da parte dei nobili locali (i "baroni"), tra il Cinquecento e il Settecento. La Spagna, che all'epoca dominava in Sicilia, necessitando di grandi quantità di cereali, aveva stabilito la concessione di una "licenza di ripopolamento" (la "Licentia populandi"), tramite la quale i nobili siciliani arrivarono a fondare persino dei veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria (le cosiddette "città di fondazione").

Il baglio è l'espressione di un'organizzazione geo-economica legata al feudo o al latifondo, e quindi alla grande proprietà terriera che alimentava le rendite delle classi aristocratiche e della borghesia. Il baglio era una grande azienda agricola abitata, oltre che dagli stessi proprietari terrieri, anche dei contadini che vi lavoravano tutto l'anno o stagionalmente. Era quindi dotato di numerosi alloggi, ma anche di stalle e depositi per i raccolti.

Ancor oggi nella Sicilia , nelle zone di tradizionale uso agricolo, è possibile incontrare tali costruzioni di notevole volume ed estensione per lo più in abbandono ma a volte restaurate e riutilizzate come aziende agrituristiche.

Lo schema tipico del baglio comprendeva una costruzione dal carattere introspettivo, vale a dire chiusa all'esterno e con le aperture tutte rivolte all'interno della corte. Le mura perimetrali, senza aperture, facevano da protezione contro intrusi e malintenzionati, permettendo anche una difesa eventuale contro assalti di nemici. Una portone d'ingresso permetteva l'accesso al grande cortile anche alle carrozze e ai carriaggi da trasporto. In genere una parte dell'edificio a scopo abitativo aveva uno o più piani alti nei quali abitava il "padrone" e la sua famiglia. I piani bassi erano destinati ai contadini e al deposito delle provviste. All'interno del cortile erano anche le stalle. Altri locali servivano per il deposito degli attrezzi da lavoro e come ricovero delle carrozze padronali.

I bagli sorgono quasi sistematicamente in prossimità di sorgenti d'acqua ed in posizioni dominanti, da dove è facile controllare il territorio, ed hanno un aspetto esteriore di luoghi fortificati, con poche piccole finestre esterne in legno, munite di inferriate. I bagli erano costruiti sempre in muratura di pietrame in opera con malta comune, di spessore variabile da un minimo di 0,50 metri fino a un massimo di 1,50 metri, presentano le parti angolari dei muri, gli architravi e gli stipiti in pietra scalpellinata.


I bagli tipici si differenziano tra bagli padronali e bagli contadini.
Le pavimentazione dei bagli, sia contadini che signorili, è di lastre di pietra, detti "balatuni" (basole), o di ciottoli di pietrame posti a coltello. Nei bagli, inoltre, è sempre presente una chiesa rurale o cappellina, sistemata all'esterno o all'interno del complesso. I tetti sono generalmente realizzati con struttura portante in legno, con capriate "forbici", travi, listelli, mattoni in terracotta e tegole oppure orditura in legno o sole tegole.

I bagli padronali di forma quadrangolare con la corte chiusa su tutti i lati, comunicante all'esterno a mezzo di un grande portone di legno con chiodatura eseguita a disegni orientali: il portone trovasi spesso inserito in un portale ad arco a sesto pieno ribassato, fornito di rosone in ferro battuto. A volte il portone era sormontato da un balcone. All'interno la parte signorile era divisa dalla parte rurale da un muro interno con una porta per comunicare. Alle volte la parte signorile o padronale erano su due elevazioni a cui si accedeva da una scala in pietra. Col tempo intorno al baglio si andarono a costruire altre case formando così, veri e propri borghi.

I bagli contadini, invece, sorsero alla fine del 1800. Furono costruiti dai mezzadri che gestivano in proprio la terra avuta in concessione dal signore. A differenza dei bagli padronali i muri erano spessi da 0,50 m a 1 metro, costruiti in pietrame con malta comune. La struttura del baglio contadino è di norma un rettangolo, con finestre piccole ad alte, feritoie nei muri. L'interno era formato da una stalla, una cantina, un fienile ed un vano per dormire e mangiare. Tutti i vani interni erano comunicanti e l'accesso avveniva da un solo grande portone, quello della stalla.

La produzione del vino su scala industriale fu introdotta in città nel 1773 dall'inglese John Woodhouse di cui esiste ancora lo stabilimento. Molti gli stabilimenti importanti tra cui quelli di Ingham-Whitaker, Florio, Martinez, Pellegrino, Rallo, Mineo, Bianchi, Baglio Hopps, Donnafugata, Alagna, Caruso e Minini. Numerose anche le cantine modernissime, fre le molte Alcesti, De Bartoli, Fina, Vinci, Birgi, Mothia e Paolini. Cantine marsalesi oggi famose per la produzione di vini non solo da dessert ma anche bianchi e rossi di alta qualità. La visita agli impianti è molto interessante.